Alimentazione

La vitamina D potrebbe ridurre il rischio di morte prematura

Vitamina D: meno rischi di morte prematura

Elevate concentrazioni di vitamina D nel siero sono associate a un minor rischio di mortalità prematura. Nei soggetti con almeno 30 nanogrammi per millilitro di 25[OH]D, un precursore  della vitamina, il rischio di morte prima del tempo è ridotto di circa la metà, rispetto a coloro con concentrazioni più basse.

È questo il risultato di uno studio pubblicato sull’American Journal of Public Health. La ricerca, realizzata dai ricercatori dell’Università di San Diego, in California, ha preso in esame numerosi studi condotti negli ultimi anni sulla relazione tra vitamina D e mortalità.

La vitamina del sole

La vitamina D è una molecola liposolubile che interviene nel metabolismo del calcio e del fosforo, ed esiste in due forme: il colecalciferolo (Vitamina D3) e l’ergocalciferolo (Vitamina D2). La dose di vitamina D assunta con la dieta è però spesso insufficiente al fabbisogno giornaliero. Fra gli alimenti soltanto alcuni tipi di pesce come il merluzzo, il tonno, il salmone e le sardine sono in grado di fornire quantità discrete di vitamina. Il 90% della molecola presente nel corpo umano viene prodotta grazie all'esposizione ai raggi ultravioletti del sole. Entrambe le forme della vitamina subiscono nell’organismo due trasformazioni: la prima nel fegato con formazione del 25(OH)D, la seconda nel rene dove si forma il 1,25 (OH)D. Quest’ultimo rappresenta la forma attiva della vitamina, un ormone che agisce principalmente aumentando l’assorbimento intestinale di calcio, regolando il riassorbimento osseo e, a livello renale, il riassorbimento del fosforo.

La vitamina D riduce il rischio di morte prematura per tutte le cause

Durante la ricerca gli scienziati hanno preso in esame 32 studi, pubblicati tra il 1996 e il 2013, analizzando i dati di 566.583 tra uomini e donne. I risultati hanno dimostrato che un livello di vitamina D di 30 ng/ml nel siero è associato a una riduzione del 50% del rischio di morte, rispetto a concentrazioni inferiori. Secondo i ricercatori la concentrazione di 30 ng/ml è riscontrabile in circa due terzi della popolazione americana. Negli anni precedenti un altro studio aveva concluso che avere un basso livello, inferiore ai 20 ng/mL, nel sangue di vitamina D era dannoso per la salute. Questo valore soglia si riferiva esclusivamente al rischio di malattia ossea. La nuova scoperta invece si basa sull'associazione tra la scarsa concentrazione di vitamina D e il rischio di morte prematura per tutte le cause.

Dosi appropriate di vitamina D giovano alla salute

Secondo Heather Hofflich, ricercatrice dell’Università di San Diego, questo studio dovrebbe fornire alla comunità medica e all’opinione pubblica la certezza che la vitamina D è sicura, se usata in dosi appropriate, cioè fino a 4.000 UI al giorno (cioè circa 100 µg). Tuttavia è sempre consigliabile consultare il proprio medico quando si aumenta l'assunzione di vitamina D e controllare il livello ematico di 25-idrossivitamina D ogni anno.


Fonte Cedric F. Garland, June Jiwon Kim, Sharif Burgette Mohr, Edward Doerr Gorham, William B. Grant, Edward L. Giovannucci, Leo Baggerly, Heather Hofflich, Joe Wesley Ramsdell, Kenneth Zeng, and Robert P. Heaney.  “Meta-analysis of All-Cause Mortality According to Serum 25-Hydroxyvitamin D”. American Journal of Public Health: August 2014, Vol. 104, No. 8, pp. e43-e50.doi: 10.2105/AJPH.2014.302034