
Perché i nostri integratori sono in blister?

Quando acquistiamo degli integratori alimentari, potremmo pensare di fare un bell'affare portandoci a casa un barattolone colmo di capsule. Ma la realtà potrebbe essere diversa, soprattutto se quelle capsule racchiudono molecole instabili che tendono a ossidarsi facilmente, come i grassi polinsaturi Omega 3. Ecco perché Omegor decide di confezionare le sue perle all'interno di blister: scopri quali sono i vantaggi di questa scelta!
Quello che differenzia gli Omega 3 da altri grassi e che ne giustifica molte delle proprietà benefiche è la loro struttura. È proprio a questa che ci si riferisce quando vengono definiti “grassi polinsaturi”: in quanto grassi, si tratta di catene più o meno lunghe di atomi di carbonio, ma, rispetto a quanto avviene in altri grassi, gli atomi di carbonio degli Omega 3 possono essere legati fra di loro da legami singoli o doppi; l'aggettivo “polinsaturi” indica la presenza di più di un doppio legame carbonio-carbonio.
Questo dettaglio, apparentemente puramente tecnico, è in realtà molto importante. Infatti i grassi che hanno solo singoli legami tra i loro atomi di carbonio (i cosiddetti “grassi saturi”) hanno una struttura lineare che permette loro di disporsi uno accanto all'altro formando strutture (come le membrane cellulari) compatte e poco fluide.
La presenza di doppi legami induce invece dei ripiegamenti nella catena di atomi di carbonio; tanto maggiore è il numero dei doppi legami, tanto maggiore sarà il numero di ripiegamenti della catena. Questo impedisce ai grassi insaturi di impacchettarsi in modo compatto e aumenta la fluidità delle strutture in cui sono presenti (come le già citate membrane cellulari).
Grassi monoinsaturi, come quelli dell'olio di oliva, hanno un solo doppio legame, mentre grassi polinsaturi (come gli Omega 3 del pesce) ne hanno un numero variabile a seconda del grasso preso in considerazione e aumentano molto la fluidità delle membrane in cui si inseriscono, modificando la loro funzionalità e quella delle proteine presenti al loro interno.
Per esempio, la presenza di membrane più fluide nel sistema nervoso è associata a una trasmissione più rapida dell'impulso nervoso.
Purtroppo, però, i doppi legami rendono gli Omega 3 più instabili. In particolare, aumentano la tendenza a ossidarsi rispetto a quella dei grassi insaturi e monoinsaturi.
Sia l'EPA (acido eicosapentaenoico) sia il DHA (acido docosaesaenoico) – gli Omega 3 bioattivi presenti negli integratori di origine marina – sono altamente suscettibili all'ossidazione; il primo contiene 5 doppi legami carbonio-carbonio, il secondo addirittura 6, e ogni atomo di carbonio che non presenta doppi legami ma che è “schiacciato” tra altri due carboni (il precedente e il successivo) che hanno invece un doppio legame può essere facilmente ossidato da diversi fattori.
Omega 3 ossidati: le conseguenze
Omega 3 ossidati è sinonimo di Omega 3 irranciditi. Questo aggettivo, di per sé, porta alla mente qualcosa di poco desiderabile: nessuno accoglierebbe con piacere l'idea di consumare dell'olio di oliva o di semi irrancidito! Avere la stessa posizione nei confronti di un olio di pesce, di krill o di microalghe rancido è del tutto legittimo.
Ma i motivi per cui non utilizzare Omega 3 ossidati vanno oltre il lecito disgusto. Le conseguenze dell'ossidazione includono, infatti, la riduzione della quantità di Omega 3 attivi assunti e la presenza di molecole ossidate potenzialmente tossiche.
In particolare, l'ossidazione di EPA e DHA può portare alla formazione di molecole come gli F3-isoprostani, gli F4-neuroprostani e la malondialdeide (MDA).
Riducendo la quantità di Omega attivi presenti in un integratore ossidato, la trasformazione di EPA e DHA in queste molecole può ridurre l'efficacia dello stesso integratore. A dimostrare che non si tratta di un semplice timore infondato è il fatto che i prodotti addizionati di vitamina E (un efficace antiossidante) sono stati associati a una maggiore capacità di ridurre i trigliceridi nel sangue (uno dei benefici degli integratori di Omega 3).
D'altra parte, l'ossidazione degli Omega 3 negli integratori alimentari porta con sé un problema di sicurezza. Per esempio, la MDA (una delle molecole che si possono accumulare nei prodotti ossidati) induce mutazioni che sono state associate, per esempio, al tumore del seno. Per di più l'ossidazione è una reazione a catena che può finire per danneggiare le membrane cellulari e altre componenti della cellula, causando uno stress ossidativo che può avere fra le sue conseguenze:
- l'infiammazione cronica di basso grado, a sua volta associata a moltissime malattie e condizioni pericolose per la salute (come l'obesità);
- l'aterosclerosi che compromettendo il benessere e la funzionalità delle arterie aumenta i rischi per la salute cardiovascolare;
- l'aumento del rischio di Alzheimer;
- l'aumento del rischio di cancro.
Purtroppo, non sono stati condotti molti studi per verificare gli effetti dell'ossidazione degli integratori di Omega 3 sulla salute; per di più, i dati a disposizione derivano da indagini a breve termine, mentre sarebbe interessante verificare eventuali conseguenze derivanti dall'assunzione prolungata di prodotti ossidati.
Per questi motivi solo eventuali nuove ricerche sul tema potranno confermare o smentire i timori circa la pericolosità dell'ossidazione degli Omega 3. Nel frattempo, è giusto mantenere alta l'attenzione e, nel dubbio, scegliere integratori che garantiscano una maggiore protezione dall'ossidazione, come quelli confezionati in blister.
Omega 3 e ossidazione: cause e soluzioni
Le principali cause di ossidazione da cui è necessario proteggere gli Omega 3 negli integratori alimentari sono:
- la luce;
- l'ossigeno;
- il calore.
La prima precauzione da prendere è, quindi, conservare gli integratori di Omega 3 al buio.
Inoltre, bisogna tenere presente che l'esposizione alla luce è ancora più dannosa in presenza di impurità. Da questo punto di vista, i prodotti che si presentano come capsule o perle libere all'interno di barattoli o simili sono sconsigliabili per due motivi:
- ogni volta che si apre il barattolo la luce che entra al suo interno può promuovere l'ossidazione degli Omega 3;
- ogni volta che si maneggia il barattolo per estrarre le capsule o le perle da assumere si rischia di toccare le altre o di contaminarle con impurità.
Sono quindi preferibili prodotti in cui le capsule o le perle sono confezionate singolarmente, come nei blister, da conservare rigorosamente al riparo dalla luce.
Il confezionamento singolo permesso dal blister difende gli Omega 3 anche dall'ossigeno. Anche in questo caso, perle o capsule libere all'interno di confezioni come i barattoli sarebbero esposte al fattore pro-ossidante (l'ossigeno) ogni volta che la confezione viene aperta, mentre nel caso del blister il contatto con l'ossigeno sarebbe limitato al momento dell'assunzione della singola perla o capsula.
La prima accortezza da prendere per proteggere gli Omega 3 dall'azione pro-ossidante del calore è, invece, conservarli al fresco (anche in frigorifero!). Inoltre, dato che l'ossidazione dell'EPA e del DHA può essere promossa anche dal calore che si sprigiona durante i processi produttivi (in particolare durante la fase di deodorizzazione, necessaria per ridurre al minimo una caratteristica poco gradita dell'olio spesso utilizzato come materia prima: il sentore di pesce) è utile acquistare prodotti di qualità certificata (come quelli garantiti dal marchio IFOS – International Fish Oil Standards).
I vantaggi del confezionamento in blister e gli altri accorgimenti utili
Il tasso di ossidazione dei prodotti da banco a base di Omega 3 può essere spaventosamente alto: secondo alcune stime varia da un minimo dell'11% a un massimo del 62%.
La scelta del confezionamento in blister, che porta con sé i vantaggi di proteggere maggiormente dalla contaminazione da parte di impurità e di ridurre l'esposizione all'ossigeno, può essere abbinato ad altri accorgimenti utili per abbassare il rischio di ritrovarsi fra le mani prodotti di questo tipo.
Oltre a conservare gli integratori di Omega 3 al buio e al fresco, è una buona idea:
- scegliere prodotti che hanno fra i loro componenti anche antiossidanti, come la già citata vitamina E e l'astaxantina (componente naturale dell'olio di krill);
- prediligere integratori ottenuti attraverso processi che ne garantiscono la purezza condotti secondo i più alti standard qualitativi.
Infine, è da tenere in considerazione che anche la forma chimica dell'EPA e del DHA potrebbe influenzarne l'ossidazione. Sembra, infatti, che i fosfolipidi (forma tipica dell'olio di krill) siano più facilmente ossidabili rispetto ai trigliceridi (tipici dell'olio di pesce). Il tipo di confezionamento, la presenza di antiossidanti e gli accorgimenti nella conservazione potrebbero essere quindi ancora più importanti quando gli Omega 3 vengono assunti in forma di fosfolipidi.
È interessante notare che, secondo alcuni esperti, l'ossidazione degli integratori utilizzati negli studi clinici potrebbe essere la responsabile di alcuni risultati contrastanti. Ponendo attenzione a tutti gli aspetti citati, la probabilità di un'integrazione efficace e i benefici che se ne possono ottenere potrebbero aumentare significativamente.
Riferimenti bibliografici:
Albert BB, Cameron-Smith D, Hofman PL, Cutfield WS. Oxidation of marine omega-3 supplements and human health. Biomed Res Int. 2013;2013:464921. doi: 10.1155/2013/464921
Cameron-Smith D, Albert BB, Cutfield WS. Fishing for answers: is oxidation of fish oil supplements a problem? J Nutr Sci. 2015 Nov 23;4:e36. doi: 10.1017/jns.2015.26